Coffins - The Fleshland


Year: 2013
Genre: Death-Doom Metal
Record Label: Relapse Records
Sounds Like: Autopsy, Grave
Reviewed by: Edoardo De Nardi
Sentence: A Wasteland Of Flesh!

Di band pronte a riesumare l’antico spirito del death metal primigenio ormai ne vediamo tantissime, le uscite discografiche nel settore proliferano come non mai, mentre, purtroppo, le idee e le intuizioni più proficue rimangono quelle dei grandi classici del passato, con buone pace di tutte le nuove formazioni. Tanta, tantissima forma insomma, ma pochi spunti davvero convincenti che donino al genere nuova linfa per il rinnovamento, poca sostanza che permetta a questo tipo di musica di perpetrare il proprio malefico verbo nei secoli dei secoli. Pochi, abbiamo detto, perché fortunatamente esistono ancora gruppi che, utilizzando fondamentalmente i soliti giri e le solite soluzioni del passato, riescono tuttavia ad attualizzare e rendere ancora fresche le solite, vecchie trovate degli anni ’90. I Coffins dal Giappone per esempio, senza tanti orpelli e giri di parole, appartengono di diritto a questa categoria, potendo vantare una carriera più che decennale e un numero sterminato di uscite contando demo, split, Ep’s, Full-lenghts, senza considerare ovviamente la qualità della loro proposta. La “classe operaia” del death metal insomma, che ci presenta oggi “The Fleshland” quinto album del gruppo edito per la prima volta nientemeno che da Relapse Records, che punta palesemente con questa uscita a coprire la lacuna nel settore che possiede, concentrando normalmente la sua attenzione sul versante più grind e –core del panorama metal mondiale. Volendo sintetizzare rapidamente gli ingredienti presenti nel nuovo album, vi basti pensare solamente a delle fetide “fughe” in d-beat rallentatissime ma con un tiro pazzesco, alternate a delle mortifere rallentate che farebbero impallidire il più integerrimo dei funeral-doomster europei! Questa, essenzialmente, l’anima dannata di “The Fleshland”, che su queste due coordinate principali riesce ad evolvere un discorso parimenti coerente ed angoscioso nei suoi quarantacinque minuti di svolgimento. Autopsy e Grave sono i gruppi chiamati subito all’appello nel voler ricercare le influenze principali dei giapponesi: dei primi vengono riprese le atmosfere plumbee, i sopracitati rallentamenti esasperanti e le ripartenze sguaiate, mentre del gruppo svedese è soprattutto l’impostazione vocale e la produzione compressa, abissale ma comunque comprensibile del lavoro ad essere omaggiate spudoratamente. Della tracklist, è impossibile non citare l’ottimo esordio di “Here Comes Perdition”, il ritmo forsennato di “Hellbringer”, i pachidermici muri di suono innalzati nella doomy “The Colossal Hole”. Ma tutto, generalmente, scorre via che è un piacere, soprassedendo solamente su qualche episodio in scaletta un po’ meno riuscito: del resto, come è immaginabile, non è certo facile scrivere brani sempre avvincenti utilizzando sempre le solite componenti: in questo caso, episodi come la lunga “The Vacant Pale Vessel” o “The Unhallowed”, pur basandosi su ottimi standard qualitativi, sono quelli che meno aggiungono qualcosa al marcescente concept dei Coffins. Ma non disperate: “No Saviour”, “Rotten Disciples” e soprattutto la conclusiva “Tormentropia”, col suo incedere quasi in mid-tempo alquanto inusuale per la band, vi costringeranno ad un headbanging tanto naturale e violento quanto involontario! Se amate senza remore le band sopracitate o se siete semplicemente sempre alla ricerca di realtà old-school in grado di non sfigurare con il pesante passato del death metal, troverete in “The Fleshland” tutte le caratteristiche per poter parlare di un nuovo, lurido, gioiello dell’underground da consumare avidamente nei vostri stereo. Dopo anni di sbattimenti e vera gavetta, i Coffins oggi sono salutati come una delle realtà revival più lanciate e promettenti: ci sentiamo di unirci al coro, non per moda o pubblicità, ma una volta tanto, solo e solamente per la musica vera, onesta e non compromessa prodotta da questi quattro deathster nipponici nel loro nuovo album.


Mark: 7/10



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